Nella giornata di ieri si è tenuta una conferenza stampa nell’Auditorium del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), a Roma, dove il ministro Picchetto ha condiviso la Strategia Nazionale che si pone l’obiettivo “Net Zero” entro il 2050.

L’Italia sembra determinata a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama delle energie rinnovabili, puntando in particolare sull’idrogeno come vettore energetico strategico per il futuro.

Il ruolo strategico dell’idrogeno

La strategia italiana riconosce l’idrogeno come elemento fondamentale per decarbonizzare settori difficili da elettrificare, come il trasporto pesante, il settore marittimo e quello aereo. Con la sua capacità di stoccare energia e trasportarla su lunghe distanze a costi competitivi, l’idrogeno rappresenta una soluzione complementare alle fonti rinnovabili, che soffrono di una certa intermittenza.

Si ricorda che principalmente si può dividere l’idrogeno in 5 categorie, non ufficiali, ma usate sempre di più:

  • Idrogeno verde: si produce tramite elettrolisi dell’acqua alimentata da energia rinnovabile (fotovoltaico, eolico, idroelettrico, ecc.)
  • Idrogeno blu: derivato dal gas naturale con cattura e stoccaggio della CO₂ (CCUS). Potrebbe essere considerato per una transizione, ma l’Italia non sembra avere una grande capacità di stoccaggio geologico della CO₂.
  • Idrogeno grigio: prodotto da fonti fossili senza cattura della CO₂. Il più inquinante e quindi non una valida scelta in un contesto “green”.
  • Idrogeno rosa: prodotto da fonte nucleare.
  • Idrogeno bianco: di origine geologica.

Attualmente, però, il panorama nazionale è dominato dall’idrogeno grigio, prodotto principalmente tramite processi industriali come lo Steam Methane Reforming (SMR) senza cattura della CO₂. Questo tipo di idrogeno è utilizzato principalmente nelle raffinerie e nella produzione di ammoniaca per fertilizzanti. La transizione verso un idrogeno a basse emissioni, sia esso blu o verde, è uno degli obiettivi principali del piano.

LCOH (€/kg) idrogeno per diverse filiere di produzione

Innovazioni e sinergie

L’ammoniaca (NH3) emerge come un’alternativa particolarmente interessante nel contesto italiano. Questo composto, ottenuto combinando idrogeno verde e azoto atmosferico tramite il processo Haber-Bosch, offre vantaggi significativi rispetto all’idrogeno puro, sia in termini di densità energetica che di logistica. L’ammoniaca, infatti:

  • È più facile da stoccare e trasportare: si liquefa a temperature più elevate (-33°C rispetto ai -253°C dell’idrogeno liquido), riducendo il consumo energetico durante queste fasi e ha infrastrutture consolidate per il trasporto (come le navi cisterna per ammoniaca).
  • È chimicamente stabile: non infiammabile e più facile da immagazzinare rispetto all’idrogeno puro.
  • Evita il problema del boil-off: mentre l’idrogeno liquido tende a evaporare nel tempo, l’ammoniaca mantiene una stabilità maggiore.
  • Ha applicazioni industriali dirette: oltre a fungere da vettore energetico, è utilizzata senza ulteriori trasformazioni per la produzione di fertilizzanti.

Strumenti e prospettive

L’Italia ha messo in campo un variegato portafoglio di strumenti per sostenere lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, finanziati attraverso il PNRR. Questi includono:

  • Progetti per le Hydrogen Valleys, aree pilota per lo sviluppo locale dell’idrogeno.
  • Iniziative nel trasporto ferroviario e stradale, che puntano all’introduzione di carburanti alternativi.
  • Produzione di elettrolizzatori, essenziali per l’idrogeno verde.
  • Sostegno alla ricerca e sviluppo per accelerare l’innovazione.

In aggiunta, si sottolinea la sinergia tra idrogeno e tecnologie CCS, che potrebbe ampliare le opportunità di decarbonizzazione anche attraverso idrogeno low-carbon.

Il futuro dell’idrogeno in Italia

Tra i progetti di punta della strategia, spicca il Southern Hydrogen Corridor, un’infrastruttura internazionale che posizionerà l’Italia come hub europeo per l’idrogeno. Questo progetto faciliterà i flussi di importazione ed esportazione, rafforzando la cooperazione energetica nel Mediterraneo e oltre.

In un mondo sempre più orientato alla sostenibilità, la visione delineata dall’Italia si inserisce in un quadro di cooperazione internazionale e innovazione tecnologica. Non resta che vedere come queste ambizioni prenderanno forma nei prossimi anni, trasformando l’idrogeno da promessa a pilastro della transizione energetica.